Le sorgenti del Lambro e la colonia dei Martinitt
Nei pressi della località nota come Piano Rancio, nel Triangolo Lariano non lontano dal paesino di Magreglio, si trova la sorgente del fiume Lambro, il sito è conosciuto come Mena-resta all’altezza di quasi mille metri sul livello del mare.
Proprio a Piano Rancio si trovava la colonia estiva del collegio dei Martinitt di Milano, gloriosa istituzione cittadina destinata agli orfani di entrambi oppure anche di uno solo dei due genitori.
Le vacanze estive a Piano Rancio
Anch’io per qualche anno sono stato ospite di questa istituzione e ne conservo ancora un ricordo estremamente positivo. Frequentavo le elementari e in collegio si trovava anche mio fratello maggiore Giancarlo, più vecchio di me di cinque anni, e questo per me era una grande consolazione e un sicuro rifugio nei momenti di tristezza.
Tutti aspettavamo con ansia il momento delle vacanze estive a Piano Rancio, nella grande casa di pietra, arroccata su un rilievo alla quale si accedeva da una lunga scalinata di sasso. Erano due mesi fuori dal mondo, un luogo per noi selvaggio, in cui scatenare la nostra fantasia e la voglia di muoversi liberamente.
L’orso fuggiasco
Ricordo, era il 1956 frequentavo la quarta elementare, le vacanze erano sul finire, mancavano pochi giorni al rientro a Milano per iniziare la scuola e la solita vita di collegio, dettata da ritmi precisi un po’ militareschi. I nostri istitutori percepivano la nostra tristezza e cercavano in tutte le maniere di distrarci.
Non so chi ebbe questa idea, ma fu veramente geniale. Una sera, mentre eravamo raccolti in refettorio, il responsabile chiese di far silenzio, montò su uno sgabello e con voce stentorea, ci avvisò che nei paraggi della colonia si aggirava un orso scappato da un circo e che quindi dovevamo restare all’interno della struttura per ragioni di sicurezza.
Si organizza la ricerca
Questa notizia ci elettrizzò, il nostro istitutore Cervini, faticava a rispondere alle nostre domande, volevamo sapere tutti i particolari, e naturalmente ci auguravamo di poter vedere questo animale favoloso, che nelle nostre menti aveva già il sapore di una grande avventura. L’istitutore ci disse che ci sarebbe stata una riunione con tutti gli educatori e che si sarebbero prese le decisioni del caso e ci promise di tenerci informati.
Tutti rimanemmo svegli in attesa che la riunione finisse, appena tornato nel dormitorio lo assalimmo di domande, dapprima fu reticente, affermando che non poteva parlarne ma poi, cedendo alle nostre insistenze, ci confidò che all’indomani si sarebbero organizzate delle squadre per battere la zona alla ricerca dell’orso. Penso che nessuno dei miei compagni riuscì a dormire quella notte, la notizia era bellissima, all’indomani l’avventura era assicurata.
Giornata di avventura
Alla sveglia tutti scattammo come non mai, in refettorio la colazione fu consumata in fretta in un brusio pieno di elettricità, finalmente Decio, il responsabile della Colonia, ci comunicò che le autorità ci avevano concesso la possibilità di partecipare alla ricerca dell’orso.
Ci si organizzò per una gita lunga, con pranzo al sacco (due panini con mortadella, due formaggini triangolari, una mela e una marmellata di quelle dure che non si sciolgono), a noi che eravamo considerati ancora piccoli venne affidata una zona non lontana dalla Colonia, cioè la zona delle sorgenti del Lambro.
Esplorazione delle sorgenti del Lambro
Il nostro compito era quello di trovare le tracce dell’animale fuggiasco, distaccati assieme a noi c’era un gruppo di adulti che avevano il compito di coordinare le ricerche. Fu una giornata memorabile, avremo percorso mille volte quella zona alla ricerca di impronte o di tracce significative, senza nulla concludere, ma la nostra fantasia correva all’impazzata riempiendo il bosco di grida e di richiami.
Quando ormai la Grigna, come al solito, diventava rosa, tornammo sfiniti alla base e ognuno di noi spergiurava di aver visto quella traccia o qualcosa di importante, oppure sentito un rumore sospetto. A tavola infine ci venne annunciato che l’orso era stato ripreso e che ormai il pericolo era cessato, ci fu un mormorio di delusione, il grande gioco era finito. Fino al termine della vacanza quello fu l’argomento principale di discussione.
Mio fratello mi racconta la verità
Al ritorno in città, mio fratello mi disse poi, con mia grande delusione, che il tutto era stato organizzato dagli istitutori per farci divertire e distrarci un po’ dal consueto vivere quotidiano. Ci rimasi male, ma mi guardai bene dal dirlo ai miei amici, l’avventura era stata bella e non sarebbe stato bene deluderli. L’orso del Lambro rimase quindi ben fisso nei nostri ricordi, come una giornata di favolosa avventura dei nostri anni d’infanzia e di collegio.
Roberto Gariboldi ricercatore storico, giornalista, autore di numerosi saggi e volumi di storia e arte, con particolare riguardo a Milano e alla Certosa di Milano (Garegnano), Archivista della Certosa di Milano (Garegnano), recentemente impegnato nel riordino della biblioteca del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano.
Socio di diverse Associazioni Storiche tra le quali il Centro di studi storici Valchiavennaschi, al quale contribuisce con scritti sui Bollettini Annuali, e il Centro studi storici Alta Valtellina.
Conferenziere presso l’Università della Terza Età “Anni Verdi” di Milano.
Già Consigliere di Zona 20 nel primo decentramento amministrativo del Comune di Milano.
Già Archivista e bibliotecario presso la Biblioteca Francescano-Cappuccina Provinciale in Viale Piave a Milano.
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