Lasciamo ancora per un poco la sponda del Fiume Lucente per una breve deviazione verso Villa Raverio frazione di Besana Brianza, fino alla località “Guidino”, per ammirare un sasso.

Un sasso a Guidino? Si un sasso un po’ speciale


Un grande Masso Erratico Neolitico che sembra provenire dalla Valtellina e più precisamente dalla Val Malenco, come si deduce dalla composizione e dal colore della pietra che presenta venature dette a “Serpentite”, simili alla pelle verde dei serpenti e, proprio per il loro caratteristico colore verde, sono chiamate anche Marmo Verde.

Il Sasso del Guidino, per le sue dimensioni inusuali e per la sua unicità è stato ritenuto in passato un masso di provenienza astrale. Ancora fino a pochi anni fa, localmente era designato come la Stella di Guidino. Questa credenza affonda le sue radici nel passato, quando questo sasso era considerato un luogo sacro, punto di antichi culti dei Celti Insubri. Si racconta che il sasso fosse ritenuto una pietra scagliata dal cielo dalla dea Mórrígan come un monito per gli uomini La leggenda si è trasformata nei secoli ed è arrivata fino ai nostri giorni nella credenza che il masso sia di origine astrale. Secondo un’altra leggenda, si dice che il materiale di cui è formato il sasso sia lo stesso con cui à fatto il Santo Graal.

Quello che si vede del Sasso del Guidino è “solo” la porzione più esigua, la parte più massiccia, infatti, è nascosta sotto terra, un po’ come un iceberg, entrambi nati dal ghiaccio e staccatisi da esso, lasciano solo immaginare la loro reale estensione, nascosta sotto terra, o sommersa dal mare.

Carate Brianza: cosa vedere

Il Grande Fiume Lucente ci porta a Carate Brianza, tra case ed insediamenti industriali, troviamo insospettati spazi “naturali” lungo la valle del Lambro. Grazie a questa posizione strategica, in età comunale, Carate Brianza fu teatro di alcuni scontri sanguinosi tra le famiglie Della Torre e Visconti che si contendevano il controllo di Milano. Proprio a quest’epoca risale la costruzione di un castello, poi inglobato nel Villa Cusani Confalonieri, una Villa di Delizia, un tempo edificio fortificato medioevale, posto in posizione rialzata e strategica sulla valle del Lambro, trasformato poi in villa residenziale nella prima metà del Seicento, con vari interventi che l’hanno portata alla conformazione attuale.

Brevi cenni storici della Villa Cusani Confalonieri

La villa Cusani Confalonieri presenta la caratteristica pianta a “U”, con un corpo centrale allungato, e due ali asimmetriche ai lati. Caratteristici della villa sono la torre di nord-ovest, un resto della struttura medioevale ed il portico colonnato cinquecentesco che si apre verso l’oratorio di Santa Maria Maddalena, interessante edificio religioso della fine del Quattrocento.

La villa, di proprietà comunale, ospita la biblioteca civica ed un vasto parco aperto al pubblico. A breve distanza, nel centro storico di Carate, si trova la chiesa parrocchiale dei Santi Ambrogio e Simpliciano, al cui interno sono custodite tele di Francesco Hayez, Daniele Crespi e una “Natività” datata 1584 di Giovanni Trotti detto il Malosso allievo di Bernardino Campi.
Lasciato alle spalle il centro comunale, scendiamo nella valle fino ad incontrare il fiume che attraversiamo ad Agliate e risalendo sull’altra sponda compare la Basilica dei Ss. Pietro e Paolo.

Borromeo Arese: Villa Stanga

Svoltando a destra, all’altezza di Villa La Rovella, raggiungiamo la monumentale Villa Stanga Borromeo Arese. La poderosa murata in pietra delimita il parco dal quale emerge, oltre le fronde degli alberi, il grande edificio. La piazza è scenografica: vi affacciano la chiesa di San Martino e, arretrata oltre la corte d’onore, la villa. L’impianto corpo rettangolare della villa la riconduce all’epoca neoclassica.

Al piano terra si apre un portico a tre fornici ad arco, quello centrale più ampio, sovrastato dal maggiore dei tre balconi del piano nobile. Le finestre presentano cornici neobarocche a fasce intonacate All’interno rimangono testimonianze del passato splendore soprattutto al piano nobile, con settecenteschi soffitti a passasotto e dipinti che riproducono paesaggi incorniciati da modanature. Nel vasto parco a nord, di particolare rilievo il giardino all’italiana, disegnato nelle elaborate forme di aiuole, con statue e carpinate a galleria.

Comune di Agliate: La Basilica dei SS. Pietro e Paolo

La vera perla di Carate è la meravigliosa Basilica dei SS. Pietro e Paolo ad Agliate. Costruita tra il X e il XI secolo, è un gioiello di architettura romanica. A fianco della Basilica, un Battistero, anch’esso in stile romanico, dalla rara pianta ettagonale. La facciata è stata realizzata utilizzando ciottoli del Lambro, con un portale sovrastato da due monofore con la figura del Cristo nella lunetta. L’interno è a tre navate, con archi e colonne in pietra di riuso risalenti al IV-V secolo con scritte sui capitelli; originariamente la pieve, così come l’attiguo battistero, doveva essere ricoperta da affreschi del XI-XV secolo, mentre ora sopravvivono solo minime porzioni di intonaco affrescato sulle due ultime arcate della navata di sinistra e nella volta a botte.

Il battistero, a cui si accede dalle absidi laterali, è uno dei pochi esempi di battistero a sette lati con piccola nicchia absidale, probabilmente coevo e uguale alla basilica nella tecnica costruttiva; al suo interno, si conservano affreschi altomedievali, trecenteschi e quattrocenteschi. Interessanti sono inoltre la cripta, realizzata nel XII secolo, e la settecentesca sacrestia. Verso la fine dell’800, il complesso subì massicci lavori di restauro coordinati dall’architetto Luca Beltrami; della stessa epoca è anche il campanile di forma quadrata.
Poco lontano dalla basilica un interessante “zona umida” di grande valore naturalistico ricca di flora e fauna caratteristica.

Sulle tracce del fiume Lambro

Il Lambro, che scorre proprio a fianco della Basilica, ha rivestito un ruolo fondamentale per la storia e lo sviluppo di Carate Brianza. Lungo il suo corso infatti sorgevano numerosi mulini e filatoi. Come l’ex filatoio Krumm nella frazione di Realdino, con il suo villaggio operaio, gioiello di archeologia industriale. La località, cresciuta in riva al fiume attorno ai numerosi mulini, che esistevano fin dal Medioevo era conosciuta fin dall’inizio dell’Ottocento per le fresche grotte scavate nel ceppo e per l’acqua che filtrava attraverso le rocce.


Intorno alle grotte sorsero osterie e trattorie, tra cui una delle locande più antiche di tutta la Lombardia ancora esistente, per cui si diceva a Realdino si visita l’acqua e si beve il vino”.
La zona è ricca di grotte scavate nel ceppo da cui ancora oggi sgorga acqua fresca.
Oltre che suggestivo, il luogo è particolarmente gradevole in estate grazie all’incessante gocciolamento di acqua fresca dalla collina soprastante.

Vi aspettiamo, come sempre, il prossimo lunedì con un’altro racconto di Maurizio Poggi.