Continuano i racconti del fiume Lambro del nostro caro socio Maurizio Poggi. Stiamo lasciando il lago di Pusiano e guardando la corona dei monti che lo circondano, proviamo un certo senso di disagio per la profonda ferita che la cava di calcare ha lasciato  sulle pendici che salgono verso il Cornizzolo. 

Cosa si nasconde sotto la cava di calcare?

 Sotto i gradoni della cava, nella lingua di verde che sale verso il monte, si intravvede una chiesetta molto amata dai locali.

 Dell’esistenza, in quel luogo, di una cappella dedicata alla Madonna ci sono dei documenti che lo testimoniano risalenti sin dal 1570, mentre altri più recenti – del 1608 – parlano di un “Oratorio di Santa Maria della Neve”.

Una celebrazione religiosa, dalle antiche origini, si svolge nella notte tra il 4 e il 5 di Agosto, per la celebrazione della Madonna della Neve. Le sue origini sembrano derivare dai tempi in cui il piccolo abitato era posizionato sulla “Via della Seta”.    Dalla tradizione orientale deriverebbero infatti i cosiddetti “lümìtt”  e i “balunìtt”. 

I “lümìtt” sono tavolette di legno, avvolte da carta colorata con un lumino all’interno. Nella sera  del 4 Agosto le barche, addobbate ed illuminate, li accendono e li posano sul lago a migliaia. I “balunìtt” invece sono palloncini di carta crespa colorata, anche loro con un lumino all’interno, che si appendono per le vie del paese ed addobbano le finestre ed i cortili

Come è possibile raggiungere il Santuario della Madonna della Neve

Il Santuario è raggiungibile solo a piedi tramite un facile sentiero punteggiato da una serie di cappelle che illustrano i Misteri del Rosario. 

Lasciamo il Lago ed idealmente entriamo nel Cavo Diotti per proseguire il nostro viaggio lungo il fiume lucente. Sulla casetta del custode della diga troviamo un oggetto strano. E’ una sirena, che in caso di emergenza da l’allarme alle popolazioni a valle. 

Nella casetta, un vero e proprio appartamento che in caso di precipitazioni anomale ospita in permanenza un ingegnere addetto alla sorveglianza ed alla manovra della diga.

Scopriamo insieme il comune di Merone

Appena sotto la diga ecco Merone, facilmente identificabile, anche da lontano, per l’imponente struttura del cementificio che ha avuto un grande ruolo nell’economia della zona.  La cava che ha mangiato la montagna, ne ha alimentato per anni la produzione facendo di Merone una delle capitali del cemento.

Il paesaggio è stato caratterizzato per molti anni da una teleferica lunga poco più di 6 chilometri, costruita nel 1928 per trasportare il materiale estratto della cava di Alpetto alla cementeria di Merone. L’impianto sospeso attraversava i territori di Erba, Eupilio, Pusiano e Merone.

 Nel 2018 il manufatto è stato abbattuto, ma una parte della struttura, il ponte in metallo, è stata mantenuta perché tutelata come un esempio di architettura industriale.

Una delle innovative forme di turismo del nostro secolo è la scoperta di aree industriali abbandonate fabbriche dismesse e di impianti inattivi, testimonianze importanti di un fiorente passato economico, 

Luoghi abbandonati: alla scoperta del cementificio di Merone

Il Cementificio di Merone ha lasciato un grosso segno nel territorio costruendo anche un villaggio per ospitare i dipendenti. Le vicende dell’azienda hanno portato ad un ridimensionamento di tutta l’attività e conseguente riduzione degli addetti. 

Alcuni illuminati hanno dato vita all’idea di trasformare i luoghi industrializzati in aree dedicate alla sostenibilità ambientale. Ed è così che sulle ceneri dell’antico serbatoio di risorse naturali sorge l’Ecofrazione di Baggero, completa di parchi, laghetti, sentieri, piste ciclabili e percorsi naturalistici.  A completare la memoria industriale di Merone si aggiungono la “Casa della Cultura Briantea” volta a divulgare la storia e la cultura locale ed infine il “Percorso Turistico Culturale dedicato al Cemento”.   Il percorso, pedonale propone un itinerario a tappe sulla storia del cemento partendo delle cave di Baggero, in cui si estraeva la materia prima per proseguire nel giardino della marna, in quello del clinker cotto, alle murature e colate sd calcestruzzo, ai cementi decorativi e opere d’arte contemporanee. Il percorso si conclude con il “Villaggio operaio di Merone” edificato per ospitare gli operai del cementificio ed è costituito da casette omogenee.

Brianza da scoprire: la riserva naturale dell’Oasi di Baggero

L’ Oasi di Baggero è una riserva naturale protetta che occupa un’area di 225 000 metri quadrati.  È situata tra Merone, Monguzzo, Lurago d’Erba e Lambrugo e dal 2002 fa parte del Parco Regionale della Valle del Lambro.  È caratterizzata dalla presenza di due laghetti profondi da 5 a 6 metri per un’estensione totale di circa 8 ettari.  

Sono alimentati dalla roggia Cavolto, opportunamente deviata, che all’uscita confluisce nel Lambro. Questi laghetti sono artificiali e sono ciò che rimane di una cava di marne che ha fornito per 40 anni, dal 1928 al 1970, materia prima per il cemento. Troviamo anche una piccola e suggestiva cascata.

La frazione di Baggero di Merone rappresenta un’area di importante pregio ambientale, caratterizzata da suggestive anse del fiume Lambro e delle sue rogge, notevoli aree verdi incontaminate e campi coltivati. In passato questa frazione è stata sede di attività agricole, artigianali e manifatturiere: una fra tutte gli antichi mulini per la produzione dell’olio di Ravizzone.

La frazione prende il nome da” ul bàger”, il bastone su cui venivano agganciati i secchi che le donne portavano sulle spalle quando si recavano al fiume per prendere l’acqua. 

Altro luogo abbandonato: il Mulino di Baggero

Alla fine dell’Ottocento, lungo il corso del Lambro, c’erano molto mulini; soltanto a Merone se ne contavano dieci. Qualcuno è rimasto: tra questi il Mulino di Baggero, risalente al 1722, utilizzato per la lavorazione del grano da farina

Abbandonato in stato di degrado per molto tempo, è stato oggetto di un impegnativo intervento di recupero non per riattivarlo a fini produttivi, ma come testimonianza della memoria storica per tutta la comunità. La ruota oggi gira di nuovo, ma l’energia non viene sprecata, grazie all’istallazione di una micro centrale elettrica, è utilizzata come fonte di energia rinnovabile, in    modo da rivalorizzare la naturale espressione delle acque fluviali del nostro territorio. Ad essi è dedicato il museo creato in questo antico mulino dove è possibile al suo interno è possibile ripercorrere l storia dei mulini presenti lungo il Lambro e osservare numerosi strumenti e attrezzi artigianali del periodo che ha preceduto il boom economico

Sulla piazza una mola realizzata con la pietra detta  Ceppo del Lambro di cui abbiamo parlato nella tappa precedente. 

I fiume lucente scorre ed il nostro viaggio continua